di Angela Pacucci

Casamassima, la travagliata storia del "menhir n.1": rubato, spostato e infine salvato
CASAMASSIMA - Non segnalati, spezzati, circondati dalla spazzatura o peggio ancora imbrattati dalle deiezioni dei cani di passaggio. Lo abbiamo già scritto: i menhir a Bari e dintorni non se la passano certo bene. Parliamo di monumenti risalenti al Neolitico costituiti da una sola grande pietra dalla forma allungata infissa verticalmente nel terreno: veri e propri pezzi di storia da decifrare, visto che a distanza di millenni nessuno studioso è riuscito a scoprirne con certezza la loro funzione originaria.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Tra i 16 monoliti disseminati attorno al capoluogo pugliese ce n'è poi uno dalla storia molto particolare, che dopo mille peripezie sembra essersi salvato dall'incuria generale: è il "Menhir numero 1", situato nell'agro a ovest di Casamassima e posto in bella vista nel cortile di una dimora di campagna. Il nome schematico che gli è stato attribuito serve a distinguerlo da un altro blocco presente in zona, il "Menhir numero 2".Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La storia recente del "numero 1" è parecchio movimentata. Dopo svariati tentativi di furto, nel 1994 fu purtroppo sottratto da ignoti e venduto a un noto ristorante della vicina Acquaviva delle Fonti. Qui venne usato come abbellimento e fu recuperato solo successivamente dai carabinieri su segnalazione di Paola Susca Bonerba, all'epoca sindaco di Casamassima.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Il reperto fu quindi ricollocato nel luogo che lo aveva ospitato da tempo immemore prima della sparizione: la tenuta "Pietro Rossi", di proprietà del notaio Pietro Albenzio, ma in un punto più nascosto rispetto a quello originario proprio per scoraggiare le incursioni dei ladri.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Nel 2012 però arriva un ulteriore trasloco. Francesco Albenzio, figlio del notaio, avvia la ristrutturazione della dimora spostando così il macigno nel cortile, ancorandolo al suolo con il cemento. Oggi quindi la misteriosa pietra si trova a pochi passi dal manto stradale della provinciale 95, l'arteria che partendo dalla stazione di Casamassima conduce dopo quattro chilometri alla tenuta. (Vedi foto galleria)

Il menhir è ben visibile di fronte all'ingresso principale della masseria, quasi a farle "da guardia". Il lato esposto a nord è largo 26 centimetri, quello a ovest 54, mentre l'altezza è di un metro e 60 centimetri. I lati corti, attraversati da un'evidente fessura, sono stati abbelliti con due vistose strutture decorative in ferro, stesso materiale di cui è composta la piccola corona posata sulla sommità.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Un modo come un altro per ridare dignità a un gioiello di archeologia dal significato enigmatico, nella speranza che quella attuale sia la sua ultima e definitiva collocazione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

* con la collaborazione di Francesca Canonico

(Vedi galleria fotografica)


© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
Il Menhir numero 1 è collocato di fronte all'ingresso della tenuta Pietro Rossi, a quattro chilometri da Casamassima, sulla strada provinciale 95
Nel 1994 fu purtroppo sottratto da ignoti e venduto a un noto ristorante della vicina Acquaviva delle Fonti. Qui venne usato come abbellimento e recuperato solo successivamente dai carabinieri. Il reperto fu quindi ricollocato nel luogo che lo aveva ospitato da tempo immemore prima della sparizione: la tenuta Pietro Rossi
Il lato esposto a nord è largo 26 centimetri, quello a ovest 54, mentre l'altezza è di un metro e 60 centimetri. I lati corti, attraversati da un'evidente fessura, sono stati abbelliti con due vistose strutture decorative in ferro, stesso materiale di cui è composta la piccola corona posata sulla sommità



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  • Gerardo Spinelli - Peccato si trovi in agro di Acquaviva delle Fonti e non in quello di Casamassima alla quale appartiene. Appropriazione indebita!!!
  • Francesco Quarto - quando nicola mio figlio non era neppure ancora adolescente ho effettuato vere e proprie escursioni, sia in auto che in bici, "costringendo" nicola ad accompagnarmi (ed infatti oggi nicola è su ben altre sponde professionali atterrato) a curiosare per stradine di campagna alla ricerca di quelle antiche testimonianze archeologiche sulla scorta dei pionieristici lavori di Paolo Malagrinò, Dolmen e menhir di Puglia (1978). Ebbi modo quindi di vedere i menhir di casamassima, come quelli di Sammichele, di Cassano (verso Mercadante). del "monaco", di Bari stesso (zona casermetti, via fanelli), di Palese ed altri ancora. oggi non mi azzardo più per paura di brutti incontri: trenta anni fa ero forse più incosciente... salvo rare eccezioni (e non a caso Barinedita ha realizzato un bel servizio sul dolmen di Giovinazzo) né le soprintendenze, né gli enti locali sembrano avere a cuore le sorti di qeusti misteriosi monumenti. Il caso di Casamassima è paradigmatico ma non è il solo; analoga sorte ebbe il menhir del Monaco come un altro spostato all'interno di uno stabilimento industriale. così come non sono perfettamente note le funzioni e i significati che tali realizzazioni lapidee ebbero per in onstri antenati, pure non mi pare che siano state ipotizzate le correlazioni con il contesto territoriale. Faccio il caso del Menhir di Palese/Santo Spirito. Come mai la sua ubicazione (non so però se originaria) è in corrispondenza con il cosidetto "Titolo" quella costruzione a sommità piramibale eretta negli anni 80 del XVI secolo a sancire la fine di una antico contenzioso tra le università di Bari e di Bitonto sulla delimitazione confinaria dei rispettivi territori ... perché proprio in corrispondenza di quella antichissima occorrenza monumentale? e quindi lungo un percorso viario (via Capitaneo) che conduce dalla costa verso la città di Bitonto, percorso sul quale esisteno altre occorrenze monumentali "settecentesche" o esistevano fino a quando sono state cancellate in occasione di lavori di ampliamento delle piste di navigazione dell'aereoporto (mi pare di ricordare che le prietr abbattute sono state comunque conservate e depositate altrove ... dove?). cito solo un altro caso, quello di un menhir situato se non ricordo male nel territorio di Cellammare. non ricordo come riuscii a ritrovarlo, forse chiedendo a cittadino, appoggiato e impolverato nell'androne di un palazzotto dove era ubicato un centro di orientamento e informazioni turistiche. chiesi ovviamente ed immediatamente alla signorina informazioni ma la poverina non aveva mai neppure saputo che di fronte a lei, nello stesso cortile vi era quell'antico manufatto. ciao e grazie signorina ...si informi diceva totò. termino le mie lungaggini ricordanto che il nostro Salento è, sia pure di poco, più attento alla conoscenza e valorizzazione di menhir e dolmen ... non vi dico le traversie per localizzare e vedere le tavole palatine (non quelle di Metaponto) di Corato ... nessuna indicazione gli stessi coratini cadevano dalle nuvole ... poi il colpo di fortuna bei tempi quelli delle scoperte alla maniera di alberto angela (non di giacobbo!!!) ciao francesco quarto
  • francesco laricchia - passando sulla strada della masseria mi fermai il giorno dopo ( il cemento utilizzato era ancora fresco)che avevano fatto lo scempio di "incoronare" il menhir e, parlando, con gli interessati, feci notare la cazzata che era stata fatta. Si strinsero nelle spalle...


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